Fare di più e fare meglio con l’Africa. Cosa significa in concreto? Lo abbiamo chiesto ad alcuni cooperanti impegnati nell’ultimo, nuovo fronte aperto da Medici con l’Africa Cuamm: la Repubblica Centrafricana. «Per me vuol dire donare la mia esperienza e la mia com-passione all’altro», ci ha detto Valentina Carminati, infermiera di Bergamo, che da Londra è volata a Bangui. «”Com-passione”, nel senso letterale e spirituale, del provare a mettersi nei panni delle persone di cui ti prendi cura, di mettersi in ascolto dei loro bisogni, con grande umiltà».
Al 188° posto su 188 nella graduatoria che mette in fila i paesi in base all’Indice di sviluppo umano, il Centrafrica rappresenta una nuova grande sfida per il Cuamm che ha preso in carico la gestione dell’intero Complesso pediatrico di Bangui, l’unico pubblico del paese, affiancando il personale locale anche nella formazione, in collaborazione con l’Università. L’avvio delle attività del Cuamm, a partire dall’1 luglio, è stato ufficializzato nel corso di una missione sul campo del direttore del Cuamm don Dante Carraro e della presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc. A seguire, il 3 agosto la presentazione del progetto alla presenza diFaustin-Archange Touadéra, Presidente della Repubblica Centrafricana, e di Samuela Isopi, ambasciatrice dell’Unione Europea che, insieme alla Cooperazione Italiana, sostiene l’intervento Cuamm, realizzato in partnership con l’ong Azione contro la fame.
Per Maria Vittoria Mattei, pediatra nel Complesso, “fare di più e meglio con l’Africa” «significa rivalutare e far emergere le risorse umane capaci, se accompagnate, di dare il meglio dentro i grandi limiti di risorse materiali di questo paese».
Paese difficile che si trova in una delle condizioni più drammatiche dell’Africa, aggravata da un’instabilità interna frutto del conflitto tra bande, armate da gruppi esterni, per la contesa delle enormi ricchezze del paese. È per questo che la condivisione degli obiettivi e del cammino diventa indispensabile per fare bene, fare di più e lavorare meglio.
«Collaborare, co-operare, che poi è un po’ un dare e ricevere in questo contesto, è la vera chiave di svolta affinché i risultati e i progressi possano essere raggiunti davvero. Talvolta per me è più difficile, perché non sono una figura sanitaria, però confrontarmi con i medici, capire le dinamiche ospedaliere, mi ricorda che è questa la mission del Cuamm: lavorare insieme perché questo intervento possa davvero prendere forma nel migliore dei modi possibili», conclude Marina Panarese, che si occupa della gestione amministrativa dei progetti in Rca.