L’Africa non è solo povertà, ma anche energia vitale e sorrisi. Li vedi sui volti dei bambini, che nonostante le tante difficoltà, perdono raramente la voglia di giocare. Giocano con quello che trovano in natura o per strada: conchiglie, sassi, rami, foglie e bottiglie di plastica, gomme delle automobili, lattine, corde, fili di ferro, qualsiasi cosa possa essere utilizzato, con un po’ di ingegno e fantasia per condividere un momento di svago e gioia.

Nel nostro lavoro sul campo vediamo che a volte molte cause di mortalità e malattia sono banali ed evitabili, per questo ci impegniamo con tanta determinazione per preservare la salute di ogni bambino di cui possiamo prenderci cura.

“Fantasie di giochi d’Africa” è il tema del calendario Cuamm 2019 di Anna Godeassi, illustratrice di fama internazionale, che ha realizzato una special edition  con le sue oniriche illustrazioni, la linea comprende il calendario da parete e da tavolo, le shopper in cotone e le tazze.
Con questo progetto abbiamo voluto intraprendere un viaggio attraverso gli occhi dei bambini, accompagnati dalle colorate immagini che disegnano il loro mondo di fantasia dove tutto è possibile.

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Conosciamo meglio Anna, l’autrice di queste bellissime illustrazioni che ci accompagneranno per quest’anno che sta per iniziare.

Come ti descriveresti a chi ancora non ti conosce?

Sono un’illustratrice, il che significa che creo immagini, disegni e opere varie per riviste, quotidiani, editoria, copertine di libri, scolastica e narrativa Realizzo anche video con disegni e opere di design come tappeti, sculture, quadri. In genere mi viene dato un testo da interpretare o soltanto un titolo, un’idea sul tema. Invento immagini partendo da esigenze narrative.

Qual è la cosa che più ami del tuo lavoro?

Ogni lavoro è una sfida creativa differente, un momento di ingegno, invenzione; analizzo una tematica e la sviscero fino a darle una lettura particolare attraverso il disegno. Questa è la cosa interessante, il riuscire a trovare un taglio e una luce particolare ad articoli a volte freddi o a tematiche complicate. L’ illustrazione che più amo è quella che non rappresenta fedelmente quel che succede nel capitolo di un libro, ma quella che attraverso un’icona crea un punto di vista, un nuovo mondo, un’immagine che va al di là del contesto e del mondo reale, in modo onirico, metaforico, romantico. Così che si possa comprendere un testo, leggendone non solo le parole, ma anche le immagini.

Che cos’è più faticoso?

La cosa più stressante sono le tempistiche, non tanto l’esecuzione dell’immagine, ma trovare il taglio particolare magari da consegnare in un giorno per un quotidiano, questo non aiuta a lavorare serenamente. È pesante anche la solitudine dell’esecuzione di tutto il lavoro. Interagisco con il committente in fase progettuale per telefono o via mail, ma tutto il resto del processo si sviluppa in maniera individuale, un lavoro sempre con se stessi.

Parliamo di Africa. Cosa ti ispira di questo continente?

Mi piace molto viaggiare, ma non sono mai stata in Africa perché credo non sia una meta facile. È un continente di grande fascino, se penso all’Africa mi vengono in mente la natura, gli animali, il colore, la danza, il deserto ma anche grandi foreste. Però poi c’è l’altro lato della medaglia, quindi la fame, la guerra e la violenza, l’estrema povertà, le malattie.

Il tema del nostro calendario è il gioco. Anna Godeassi era una bambina che amava giocare? E da adulta giochi ancora?

Sì, è una bambina che ama ancora giocare. Inventavo giochi con le mani, ma anche adesso mi piace ancora giocare a Shangai, origami, giochi in scatola. Ma anche giochi più impegnativi, più fisici, come il nascondino. Nel calendario non ho voluto essere didascalica, volevo trasmettere il senso del gioco in Africa, che va al di là del possesso, che è inventare con poco. Il gioco diventa esercizio di fantasia e creatività a cui affiancare il messaggio di continuare a inventare e guardare oltre la realtà.

Il calendario è un mezzo che dà ordine al tempo. Qual è il tuo rapporto con il tempo?

Ammetto: ho realizzato spesso calendari e non li ho mai appesi. Né i miei né quelli degli altri. Mi piacciono molto i cucù ma se ne prendessi uno lo vorrei senza orologio, solo con l’uccellino! Forse questo perché cerco di fuggire dal tempo…diciamo che ci ho provato ma non è stato possibile…e la mia agenda in realtà è spesso fitta di date da rispettare. C’è un tempo fisico, quello che trascorre, e un tempo più mentale, quello a cui noi abbiamo dato un ordine attraverso orologi e calendari. Credo comunque che il vero tempo non sia quello scandito da questi oggetti, ma quello dell’otium, del vivere momento per momento, senza progettare, quello del gioco. Un tempo che nella società contemporanea non esiste : abbiamo un rapporto frenetico con il trascorrere delle ore, dei giorni e dei mesi, legato al fare, al non lasciare spazio al vuoto e alla noia. Ho fatto anche un progetto sul senso del tempo: una serie di orologi in cui le gambe dell’uomo sono il pendolo, proprio perchè siamo appesi a questo divinità con le lancette.

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