Nel giorno del dolore per le vittime e i feriti dell’attentato a Barcellona, ci sentiamo altrettanto vicini alla fatica del popolo della Sierra Leone piegato dalla tragedia che ha colpito la capitale Freetown lunedì mattina scorso, quando un fiume di fango ha travolto il quartiere di Regent, sobborgo collinare a sud della città.

«Fortunatamente l’ospedale dove lavoriamo non è nella zona della frana e tutti i nostri operatori, espatriati e locali, sono incolumi, ma la situazione è molto pesante» dichiara Fabio Manenti, responsabile progetti di Medici con l’Africa Cuamm.

«I morti sono centinaia – continua – tantissimi bambini e i dispersi molti di più. Le cifre purtroppo non sono precise perché è davvero difficile sapere quante persone abitassero in quell’area: i numeri ad ora sono di almeno 300 morti e almeno 600 dispersi. Tutti i cittadini sono stati invitati a riconoscere i cadaveri, ma per le salme non riconosciute è prevista la sepoltura di massa che deve avvenire il più rapidamente possibile per evitare il rischio epidemie. Il Governo della Sierra Leone ha attivato un protocollo di emergenza per la sicurezza nazionale, come già aveva fatto per ebola, e il Cuamm sta partecipando attivamente alle riunioni che sono in media due al giorno. Attualmente si è ancora in fase di “censimento” delle vittime, dei danni e dei bisogni. Da subito abbiamo contribuito come potevamo, mettendo a disposizione due ambulanze. Ora stiamo raccogliendo farmaci e altri presidi di prima necessità dai nostri stock esistenti per essere pronti a fornire aiuto, non appena il sistema di coordinamento nazionale indicherà i reali fabbisogni e le modalità di supporto. L’importante ora è evitare la diffusione di epidemie e dare sostegno ai numerosi sfollati».


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