Si tratta di un’iniziativa, di respiro triennale, che verrà implementata dall’UMMI di Negrar (VR) assieme a Medici con l’Africa Cuamm grazie al sostegno accordato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS).
Le attività del progetto, presentate dal direttore generale dell’Ospedale Divina Providência, padre Fernando Alves Tchilunda, e dalla direttrice clinica, dottoressa Sofia Vanda Loa, vedranno al centro dell’azione lo stesso Ospedale, punto di riferimento per il contrasto all’HIV/AIDS grazie al proprio Centro Malattie Infettive, assieme ad otto centri di salute del distretto ad esso collegate.
Le attività riguarderanno il potenziamento dei servizi di diagnosi e trattamento (test and treat) e della retetion in care, vale a dire il miglioramento dell’aderenza terapeutica e la diminuzione degli abbandoni delle terapie.
Le azioni del progetto prevedono: la realizzazione di iniziative di formazione rivolte al personale sanitario in servizio presso le strutture coinvolte, il reclutamento di 10 agenti comunitari da impegnare nel territorio, lo svolgimento di campagne di informazione e sensibilizzazione presso le comunità residenti e attraverso il potenziamento delle attività di counseling e testing volontario per determinare ed affrontare un’eventuale positività all’HIV, visite domiciliari alle persone più fragili. Si lavorerà inoltre per ridurre presso la popolazione lo stigma sociale che la malattia ancora porta con sé e, come detto, per recuperare quanti, sfiduciati o impossibilitati a seguirla, hanno abbandonato la terapia antiretrovirale.
“L’evento di lancio del progetto ha visto una larga partecipazione da parte di rappresentanti delle istituzioni sanitarie locali era presente anche il Nunzio Apostolico in Angola, monsignor Petar Rajič, il Primo Segretario dell’ambasciata d’Italia a Luanda, le autorità amministrative locali e le delegazioni di UMMI e CUAMM” – ci raccontano Lucia Verzotti, capo progetto dell’UMMI e il dottor Luciano Nigro, capo progetto del Cuamm, per questo intervento – “L’evento si è concluso con un interessante dibattito che ha permesso di chiarire meglio la metodologia del progetto e di approfondire l’epidemiologia dell’infezione da HIV sia nel paese e che a livello globale oltre alle politiche nazionali adottate in Angola per lotta all’HIV”.