Nyal, 7 maggio 2017

Nyal, Souther Unity. Ci si arriva con un elicottero delle Nazioni Unite, facendo due scali tecnici. Questa zona confina con i Lakes, Stato dove Medici con l’Africa Cuamm lavora da dieci anni, sostenendone interamente il sistema sanitario. Aggiungendo questa nuova area progettuale il Cuamm ora lavora nelle tre principali regioni del paese (Greater Bahr-el-Gazal, Greater Equatoria e Greater Upper Nile). Sono tre regioni totalmente diverse fra loro, dal punto di vista ambientale, delle comunità che ci vivono, delle necessità da affrontare.

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Nyal si trova in una zona sotto il totale controllo dell’opposizione al Governo, in una vastissima area paludosa che, soprattutto durante la stagione delle piogge diventa inaccessibile, quando praticamente l’unico mezzo a disposizione per spostarsi è la canoa. Si tratta di una nuova sfida per il Cuamm, sia dal punto di vista istituzionale, sia logistico.

Arrivando a Nyal in elicottero ci si rende subito conto delle difficoltà. Numerose sono le isolette in cui gruppi di capanne sono state costruite da comunità che sfuggono al conflitto che imperversa nella zona nord di quest’area. Grazie all’inaccessibilità, l’opposizione è riuscita a mantenere stabile questa zona, e questo lo si apprezza dalla calma e dai sorrisi della gente che ti saluta per strada, indaffarata nelle proprie attività quotidiane. Tutti ti stringono la mano e ti dicono “Male”, che in Nuer significa “come stai?”. È una bella sensazione l’essere accolti in maniera calorosa, ma anche disinteressata, considerando che qui, la gente non sa chi è il Cuamm, cosa siamo venuti a fare.

Parlando con le autorità locali, la comunità religiosa, ma anche con i colleghi di altre organizzazioni umanitarie, si respira un clima di collaborazione, ma anche di grande necessità, di dover fare di più. Nyal si trova in Southern Unity, l’area del Sud Sudan dove a febbraio è stata dichiarata la carestia.

Proprio per il suo isolamento istituzionale e geografico, quest’area dipende totalmente dagli aiuti umanitari. Non vi sono attività produttive degne di nota, e la vita è scandita dalla distribuzione di cibo, di sementi, dalle attività delle organizzazioni straniere. Si tratta di quella comunità internazionale tanto invocata dalle autorità locali, nella quale ripongono il proprio futuro per poter arrivare un giorno a vivere serenamente ed in pace in questo paese martoriato da una guerra civile che dura ormai da oltre 3 anni.

Quando spieghiamo che cosa il Cuamm ha concordato di realizzare con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana e la Fondazione PrimaSpes, il sorriso, la soddisfazione e la speranza sono segni spontanei che si leggono negli occhi della gente. Nei prossimi sei mesi il Cuamm costruirà una sala operatoria ed un laboratorio analisi per garantire la gestione delle emergenze ostetriche. L’intervento permetterà di aiutare tutte quelle madri che finora dovevano percorrere ore a piedi o in canoa per raggiungere il centro sanitario più vicino che fornisce questo servizio. Molte non ci sono mai arrivate.
L’intervento del Cuamm si amplia anche alla gestione di tre cliniche mobili che permetteranno di fornire servizi sanitari e nutrizionali in aree totalmente non servite da centri sanitari, perché inaccessibili a causa delle zone paludose o per la mancanza di infrastrutture.

Nyal è una nuova sfida a 360°, ma è proprio perché si tratta di raggiungere il vero ultimo miglio, che i cooperanti del Cuamm potranno rispondere con il sorriso quando la gente gli chiederà “Male?” – “Mal mgoa” – “tutto bene!”.

Valerio, coordinatore Cuamm in Sud Sudan

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