Si è aperta domenica 29 novembre ad Harare, in Zimbabwe, la Conferenza sul tema dell’HIV/AIDS del continente africano che rappresenta l’opportunità per la comunità civile, medica e scientifica di unire gli sforzi per proseguire la lunga e difficile strada verso l’ambizioso obiettivo AIDS -free Africa.
Oltre 10mila tra ricercatori, capi di Stato, rappresentanti della società civile, operatori comunitari, attivisti e volontari stanno discutendo in queste ore le possibili strategie per:
- aumentare la leadership e l’indipendenza del continente africano e dei singoli stati, anche in termini di impegno economico;
- rafforzare l’interazione tra sistema pubblico, comunità scientifica e sociale per un approccio migliore all’HIV e alle patologie correlate;
- migliorare e promuovere la formazione, l’informazione e l’apprendimento dei progressi scientifici per ottimizzare l’offerta dei servizi alle persone HIV positive.
Anche Medici con l’Africa Cuamm porterà il proprio contributo alla conferenza:
«In Mozambico – dichiara Michela Romanelli, responsabile Cuamm nel paese – lavoriamo contro l’HIV sul fronte clinico, comunitario e scientifico. In questi giorni presenteremo i dati raccolti nella provincia di Sofala che mettono in luce, da un lato, una strada ancora lunga da percorrere e, dall’altro, emergono evidenze di una popolazione desiderosa di vincere la sfida. Il sistema sanitario infatti è ancora debole, la rete dei servizi incompleta, ma stiamo lavorando per aumentare e migliorare l’offerta per le persone HIV positive, con un’attenzione particolare ai più giovani. Laddove siamo riusciti a potenziare le strutture e i servizi, abbiamo registrato un drastico aumento delle consulenze, dei test e dell’inizio di terapia con gli antiretrovirali».
Da un recente report Unicef emerge come la situazione riguardante l’HIV/AIDS in Mozambico resti critica. Negli ultimi 15 anni infatti il numero di adolescenti morti di Aids è triplicato e i giovani rappresentano l’unico gruppo per cui i dati sulla mortalità non diminuiscono.
«A proposito di giovani – prosegue Michela Romanelli – se vogliamo vincere la sfida contro l’HIV e le altre malattie sessualmente trasmissibili, prima ancora di una valida e corretta terapia, riteniamo ci sia bisogno di educazione, prevenzione e del coinvolgimento attivo di chi deve iniziare la terapia stessa».
Si tratta di una realtà non solo mozambicana ma di tutta l’Africa dove l’Aids rappresenta la principale causa di morte degli adolescenti. Ancora, secondo Unicef, tra i ragazzi di età compresa tra 15 e 19 anni, si registrano 26 nuovi casi di infezione ogni ora e circa la metà dei due milioni di adolescenti sieropositivi è concentrata in soli sei Paesi: Mozambico, Sudafrica, Nigeria, Kenya, India e Tanzania. Le principali cause di questa “epidemia giovanile”sono:
- non conoscenza del proprio status;
- impossibilità di eseguire il test;
- timore di emarginazione sociale;
- impossibilità di seguire adeguatamente la terapia.
Approfondisci l’impegno di Medici con l’Africa Cuamm nella lotta all’Aids.