Gli anni ’80 segnano  una battuta d’arresto, rispetto ai processi avviati negli anni precedenti: i paesi del terzo mondo sono strangolati dai debiti e dalle politiche di aggiustamento strutturale imposte dalla Banca Mondiale, che colpiscono in particolare la sanità e l’istruzione. La cooperazione italiana allo sviluppo dopo un boom iniziale è sommersa dagli scandali ed entra in una crisi profonda.

Nel corso degli anni ’80 il Cuamm ha toccato il picco degli invii di risorse umane con 345 persone e diverse professionalità messe a disposizione dei paesi ospiti (non solo medici e paramedici ma anche tecnici, insegnanti, psicologi, personale amministrativo). Si registra però un restringimento del numero dei paesi di invio, sceso a 8: Camerun, Ciad, Etiopia, Guinea Bissau, Kenya, Mozambico, Tanzania e Uganda. L’insieme di questi fattori impone al Cuamm una riflessione e una verifica su obiettivi e strategie. Al centro della discussione sono la sostenibilità dei programmi e la ricerca di fonti alternative di finanziamento. Si ottengono fondi da Unione Europea e CEI, si moltiplica l’impegno per l’auto-finanzimento.

Gli invii nel corso degli anni ’90 calano, ma non crollano: partono in 204 (135 gli uomini, 69 le donne), in prevalenza medici e infermieri, ma anche tecnici, logisti, personale amministrativo, insegnanti, educatori, assistenti sociali e psicologi a dimostrare una qualità dell’aiuto accresciuta nei 9 paesi di invio (Angola, Burkina Faso, Etiopia, Guinea Bissau, Kenya, Mozambico, Rwanda, Tanzania e Uganda) nonostante le difficoltà affrontate.

Nel 1998 muore il professor Canova, fino all’ultimo presente nella vita dell’organismo da lui fondato. Due anni dopo il Cuamm festeggia i 50 anni di vita rilanciando il suo impegno sia a livello programmatico, con il convegno internazionale “Africa nel 2000, salute per tutti?”, sia in Africa con l’apertura dell’ospedale di Wolisso in Etiopia e l’avvio della collaborazione con l’Università di Nkozi in Uganda.

Uganda, 1993: il presidente Yoweri Museveni in visita all’ospedale di Matany

 

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