Il 22 febbraio 2017 si è svolto a Shinyanga il primo dei due eventi di lancio di un grande progetto per la diagnosi ed il trattamento dell’AIDS in Tanzania, con la partecipazione delle più importanti autorità governative della regione. Il progetto Test & Treat, implementato dal Cuamm insieme alla Diocesi di Shinyanga, verrà lanciato il 28 febbraio anche a Simiyu e conferma la lunga e solida collaborazione del Cuamm con il sistema sanitario tanzano, che ha preso forma in diverse regioni tra cui Dar es Salaam, Dodoma, Iringa, Kagera, Morogoro, Mtwara e Njombe.
Il progetto ha l’obiettivo di rafforzare la diagnosi ed il trattamento dell’HIV nelle regioni di Shinyanga e Simiyu per un periodo di cinque anni, secondo le linee guida dell’OMS e con il supporto del Ministero della Salute in Tanzania. In tal senso promuove e offre il test gratuito per l’HIV a tutta la comunità delle due regioni coinvolte e intende rafforzare il trattamento dell’HIV attraverso le strutture sanitarie diocesane.
Nei prossimi cinque anni si intende poi sviluppare un modello decentralizzato per i pazienti inseriti stabilmente nel trattamento.
Medici con l’Africa Cuamm, nei prossimi cinque anni, includerà nelle proprie attività due centri per il trattamento dell’HIV nella regione di Shinyanga e altri due nella regione di Simiyu. L’obiettivo è di testare 300.000 persone e di mettere in trattamento 20.000 persone sieropositive in un paese dove il virus è considerato una delle principali cause di morte (18,2% dei decessi in Tanzania sono imputabili al virus dell’HIV/AIDS nel 2016, secondo UNAIDS). Non solo, anche lo sviluppo del paese è compromesso di conseguenza, perché i malati sono spesso quei giovani o adulti che rappresentano la forza lavoro del paese.
L’approccio integrato al progetto darà spazio anche a diverse azioni per aumentare le conoscenze a livello comunitario, ridurre la discriminazione, promuovere e facilitare il test gratuito, garantire cure accessibili. Il punto di forza delle attività è il coinvolgimento di centri di salute, ospedali, comunità, autorità governative, leader locali e religiosi per garantire il continuum of care. Per facilitare l’accesso alle cure il progetto prevede che le attività si decentralizzino gradualmente fino alla periferia, così da raggiungere i pazienti che vivono nelle zone periferiche e più isolate. In questo modo si creerà beneficio per l’intera comunità, perché più saranno diffuse le attività di sensibilizzazione, più si potrà contenere la diffusione della malattia.