Ma Pemba non è solo questo. È anche un’area del Mozambico dove meno del 40% delle donne partorisce in una struttura; dove la mortalità materna (880/100.000) è la più alta del paese e quelle infantili e neonatali si attestano ben sopra la media nazionale. 82 bambini ogni 1.000 muoiono venendo al mondo e 35 neonati su 1.000 perdono la vita nel primo mese di vita. È in questo distretto che, la scorsa settimana, è stata inaugurata la nuova Neonatologia dell’ospedale provinciale. È stata una vera festa africana, con danze e canti, con i discorsi delle autorità, tanto colore e allegria, alla presenza della governatrice della provincia di Cabo Delgado, del direttore del Distretto di Pemba e della direttrice Provinciale di Salute, oltre che di tutto lo staff dell’ospedale, dei leader religiosi, dei rappresentanti di altre organizzazione partner nell’ambito sanitario.
“In questo momento di gioia e di festa per la gente di Cabo Delgado – ha affermato Michela Romanelli, rappresentante del Cuamm in Mozambico – è con grande piacere e orgoglio che siamo qui con voi a inaugurare il nuovo reparto di Neonatologia dell’ospedale provinciale di Pemba. Oggi, oltre ad essere giorno di festa, è un giorno di ringraziamento verso tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito alla realizzazione di questo sogno per tutti i bambini e le mamme di questa regione”.
Grazie al progetto “Every Newborn – Tutela della salute neonatale nella Provincia di Capo Delgado” – realizzato con i contributo del Ministero degli Affari Esteri Italiano, dell’Azienda Vitivinicola Paolo Scavino 1921 e di donatori privati – la neonatologia di Pemba è il prototipo più moderno in Mozambico e utilizza il metodo del “rooming in” in tutte le sale, inclusa quella per i neonati in trattamento intensivo, dove si promuove la terapia della “madre canguro” che favorisce il contatto della mamma con il neonato.
Prima dell’arrivo del Cuamm i servizi di assistenza e cura del neonato a Pemba erano davvero ridotti: l’ospedale disponeva di una piccola stanza ricavata nel reparto Maternità, con solo poche culle e un’incubatrice. Lo spazio disponibile era piuttosto angusto, l’equipaggiamento ridotto e le mamme separate dai propri neonati.
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