Nei paesi dell’Africa sub-sahariana le strutture di primary health care giocano un ruolo fondamentale nel garantire un parto sicuro, ma è necessario poter analizzare il volume dei parti avvenuti nelle strutture sanitarie come indicatore di efficacia dell’assistenza primaria: sembra infatti che vi sia un maggior tasso di sopravvivenza neonatale e un minor numero di complicazioni ostetriche in strutture sanitarie in cui vi è un numero elevato di parti eseguiti.

In Tanzania si è presentato un caso che potrebbe apparire paradossale: una sorta di “eccesso” di punti nascita nel territorio, dato che il 51,8% dei parti istituzionali nelle zone rurali sono registrati in strutture di primary health care. L’ottima copertura rischia di rappresentare un ostacolo alla qualità del servizio: il volume di parti annuale è troppo basso, non permettendo alle poche risorse umane disponibili di maturare esperienza.

Una soluzione possibile potrebbe essere quella di centralizzare l’organizzazione del sistema sanitario, riducendo i punti-nascita, pur mantenendo l’accessibilità anche per le madri delle zone più remote. Questo accorgimento potrebbe dare un contributo all’aumento della qualità dei servizi, ma come qualsiasi altro tipo di cambiamento esso necessita di prove e valutazioni prima della sua implementazione.