Tra il 1990 e il 2010 sono stati ottenuti importanti risultati per quanto riguarda la riduzione della mortalità infantile e materna, come auspicato anche da quarto e quinto Millennium Development Goals. Tuttavia, i dati variano in maniera allarmante da paese a paese, e ancora tra regioni rurali e urbane, con picchi di mortalità nelle aree rurali più povere dell’Africa Sub-Sahariana e l’Asia meridionale. Per far fronte a questi problemi, massima priorità deve essere data a interventi finalizzati a rendere disponibili e accessibili a tutti i servizi ostetrici di emergenza (EmOC), che rappresentano il passaggio chiave per ridurre la mortalità.
Lo studio, analizzando i dati raccolti nell’ospedale di Yrol in Sud Sudan riguardanti il numero di donne ricoverate per parto nel 2012, mette in evidenza i miglioramenti ottenuti rispetto agli anni precedenti. Viene infatti rilevato un aumento nel numero totale di parti di più del doppio rispetto al 2009, arrivando a circa il 13% degli 8213 parti previsti nell’area (contro il 5,9% del 2009). Nonostante i dati siano ancora preoccupanti, vanno riconosciuti gli sforzi. Le ragioni di questo miglioramento sono individuate in un approccio centrato sul funzionamento dell’ospedale implementato in anni recenti. Uno dei punti forti di questo approccio è stata l’introduzione di un’ambulanza nel 2011: sebbene utilizzata anche per altre emergenze, l’ambulanza è gestita dal reparto di maternità, fornendo un servizio gratuito, assicurato 24 ore su 24, che favorisce il pronto ricovero delle donne in ospedale.
L’obiettivo della ricerca è sottolineare come in contesti remoti e con maggiori difficoltà, quali le aree rurali del Sud Sudan, un approccio centrato sull’ospedale, supportato dal servizio di ambulanza, rappresenti un primo passo importante per migliorare i servizi ostetrici di emergenza e quindi fronteggiare direttamente gli alti tassi di mortalità materna e infantile.