• Paolo Setti Carraro “Vi racconto la vita quotidiana delle vittime silenziose”

Lui, Sud Sudan, gennaio 2014 – Nelle scorse settimane, mentre Lui veniva saccheggiata, molte case venivano violate e razziate, mentre le armi crepitavano e la popolazione civile, sottoposta a furti, rapine e violenze, fuggiva terrorizzata nel bush attraversando strade deserte, senza trasporti, mentre noi cercavamo disperatamente di impedire la carneficina di soldati feriti, Esther ha abortito in modo incompleto. È rimasta chiusa in casa per tre giorni prima di arrivare da noi, stremata dalla febbre, in preda a brividi che la scuotevano, la fronte bollente, in setticemia.

Anche Eva è rimasta a casa in travaglio per tre giorni prima di trovare il mezzo per arrivare da Mundri all’ospedale. Il suo bambino era morto poco prima e c’è voluta più di un’ora per strapparglielo dal grembo.

Jafar, da noi da più di tre settimane, era arrivata sanguinante per una placenta previa alla trentunesima settimana. Siamo riusciti a guadagnarne altre 3, ma quando stanotte ha ripreso a sanguinare non ho potuto fare altro che contare le ore che ci dividevano dall’alba. Tutti i cellulari erano muti, il silenzio e il buio erano padroni della notte, nessun anestesista o ferrista reperibile, tutti nascosti nel bush. Poi, con le prime luci del giorno siamo finalmente andati in sala operatoria. Ora Jafar sta meglio, il suo bimbo è bello, sano e vegeto, ma le sue condizioni sono critiche.

Non vi parlo di stragi eclatanti, né vi do notizie da telegiornale. Vi racconto la vita quotidiana delle vittime silenziose e dimenticate di una guerra che devasta in mille modi questa società e contro cui possiamo veramente poco.

dr. Paolo Setti Carraro, chirurgo di Medici con l’Africa Cuamm presso l’ospedale di Lui, Sud Sudan

  • Enzo Pisani “La fotografia di un’instabilità cronica”

Yirol, Sud Sudan, 6 gennaio 2014 – “Cari tutti, qui a Yirol, l’instabilità è ormai cronicizzata. Almeno così sembra, o forse è solo l’abitudine. Oggi abbiamo ricevuto un altro caso da Minkamen. Un soldato con perforazione addominale da arma da fuoco. La campagna di vaccinazioni antimorbillo e antipolio è arrivata al terzo giorno, abbiamo affittato un battello per raggiungere Whuntou, che è circondato di paludi, non so ancora niente dei risultati.

I tre network che funzionavano grazie all’antenna di Bor, ora sono muti. Nel frattempo, Atem, un nostro collaboratore è tornato da Bor, dove si era recato per soccorrere la vecchia mamma malata, raccontando di tanti cadaveri, per le strade e dell’impossibilità di fotografarli, pena un proiettile sicuro dai militari. Qui ci aspettiamo tutti il gruppo di Nuer scappato da Mundri. Sono dispersi nel bush fra Atit e Terakeka, non si sa che strada prenderanno. Però se vogliono raggiungere Unity State, la zona che sta diventando la roccaforte dei Nuer, devono per forza passare da Yirol, a meno di disperdersi nelle paludi. Per prepararsi al meglio, i Dinka di Yirol stasera stanno provando l’efficienza delle armi distribuite ai civili, non le usavano da anni, quindi ci hanno avvisato di stare pronti ai “fuochi d’artificio” che inizieranno fra poco.

La città è piena di gente con le armi, sembra una festa, c’è un’eccitazione strana ovunque, molti ostentano una sicurezza che non hanno. In realtà i Nuer fanno una paura ancestrale, che la gente cerca di esorcizzare. Intanto Omar-Al-Bashir è arrivato a Juba a rassicurare Salva Kiir e a concordare la protezione dei pozzi petroliferi: la storia a volte si diverte proprio!

Con i farmaci che abbiamo dovremmo andare avanti per alcune settimane, ma ci mancano i reagenti e alcuni farmaci per Pmtct (Prevenzione nella trasmissione del virus Hiv da madre a figlio). Il numero di sfollati registrato a Yirol West ha raggiunto ormai il migliaio di persone in tutto. Le autorità locali ci hanno chiesto aiuto. Ho garantito che qualcosa faremo, il possibile. Per ora, è tutto”.

dr. Enzo Pisani, chirurgo di Medici con l’Africa Cuamm presso l’ospedale di Yirol, Sud Sudan

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