In Tanzania, così come nel resto dell’Africa Sub-Sahariana, si registrano i più alti tassi di mortalità materna. Per realizzare il quinto Millennium Development Goal, il governo ha messo in atto strategie finalizzate a estendere la copertura di strutture sanitarie per aumentare il numero dei parti istituzionalizzati: come conseguenza, nel distretto di Iringa nel 2012 potevano essere contate 73 strutture, di cui 66 dispensari, 6 centri di salute e un ospedale. L’alta copertura sanitaria ha fatto si che negli ultimi anni i parti in strutture sanitarie abbiano superato l’80%. Possono questi numeri essere ritenuti un successo in termini di riduzione della mortalità?
Lo studio, pubblicato a dicembre 2014 su Plos One analizza i dati provenienti da alcune ricerche e sondaggi effettuati tra le donne che hanno partorito in ospedale e nelle altre strutture sanitarie del distretto di Iringa, riscontrando differenze socio-economiche nell’accesso ai vari livelli di copertura sanitaria. Viene infatti osservato che le donne di livello socio-economico più elevato tendono a partorire in ospedale, mentre le più povere frequentano maggiormente i dispensari più vicini. Spesso questi dispensari forniscono però servizi poco qualificati: all’alto numero di dispensari non corrisponde infatti un numero adeguato di personale sanitario specializzato. La conseguenza è che le donne di livello socio-economico più basso ricevono assistenza meno qualificata, e rimangono quindi le più colpite dalla mortalità.
I risultati di questo studio mettono in evidenza i problemi di un incremento della copertura sanitaria di primo livello: questo non rappresenta la risposta adeguata all’alto tasso di mortalità materna, se non è accompagnato dall’impegno a migliorare anche la qualità dei servizi offerti. Per risolvere questo conflitto tra copertura e qualità, è raccomandabile ridurre i dispensari sul territorio, al fine di migliorare la qualità e quindi favorire un servizio sanitario più equo.